Non so se si possa definire “il mio stile”.
È stata una casa arredata in tutta fretta, lasciando il mobilio importante da un’altra parte. La fretta assordante di voler vivere in centro, il prima possibile, per abbandonare una provincia che non ci apparteneva. Recuperare, ottimizzare, limitare le spese, all’epoca, due anni fa era una necessità. Poi pian piano sono arrivati alcuni pezzi più importanti, che ho acquistato con grande gioia, neanche fossero delle Jimmy Choo. E poi la sua stanza. La sua stanza. Per cui ho rinunciato al bianco, a cui ho regalato il grigio, per concentrarsi meglio, per produrre la sua musica.
La sua musica. Il mio caffè, la mia camomilla, la sua musica. E ancora il baule con l’indirizzo di spedizione della casa di mamma, sì, perché era il baule della dote, che dalla Calabria ha viaggiato fino a Brescia. E da quel viaggio, dal matrimonio di due immigrati del sud è nato tutto, tutto ciò che ho e che sono, e li ringrazio. E ringrazio il desiderio e la tenacia che ogni giorno mi fanno compagnia.